Page 7 - ADR Noi maggio 2012 web

Basic HTML Version

7
tor
y
S
Piloti di Aria,
Piloti di terra…
Il 16 aprile del 2012, ADR Engineering ha compiuto 15 anni
e nel prossimo numero di ADR Noi ne celebreremo il “compleanno”,
ricordando i principali risultati raggiunti dall’Azienda. Lo stesso giorno,
si è tenuto un incontro istituzionale, alla presenza dell’Amministratore
Delegato Lorenzo Lo Presti e del vertice di ADR, durante il quale è stata
ripercorsa la storia di 15 anni di realizzazioni infrastrutturali, in Italia
e all’estero. Con uno sguardo al domani, poiché su ADR Engineering
si baserà la costruzione del futuro.
Carlo Colapietro, responsabile ADR Engineering delle commesse di classe
C (Progettazione e/o Direzione lavori di opere sino a un importo massimo
di un milione di euro), nonché pilota di volo, era tra i colleghi presenti
all’evento. L’articolo che segue nasce anche da questo incontro
Di Silvia Rosati
L’aeroplano ci ha svelato il vero volto
della Terra.
[
Volo di notte
– Antoine de Saint-Exupéry]
C
ome avvenuto decine di volte, in ogni oc-
casione di saluto tra Carlo e me, è parti-
ta la mia fatidica domanda alla quale lui
immancabilmente ama sottrarsi: “Quand’è che
scrivi il pezzo per ADR Noi?”. La risposta è anco-
ra una volta la stessa: “Vediamo, magari stavol-
ta te lo invio, basta che lo pubblichi con un al-
tro nome, magari con quello di Iovacchini che
è qui presente”… In effetti Marco Iovacchini era
lì con noi e ha replicato: “di Carlo mi fido, va be-
ne!” Carlo scherzando: “Di Iovacchini ?!? Ma chi
ci crederebbe mai!” (n.d.r.: battute tra amici…).
Così ho annuito, comprensiva, ma in quest’ul-
tima circostanza, sarà stato per la solennità
dell’occasione o per lo sfinimento dell’interlocu-
tore, ho avvertito un piccolo spiraglio di possibi-
lità: un articolo per il giornalino avrebbe stavol-
ta potuto vedere la luce. E così, alle 3 e qualcosa
della notte tra il 16 e il 17 aprile, arriva il pezzo,
tanto atteso da meritare una prefazione, o me-
glio una narrazione dell’antefatto che ha porta-
to alla tanto attesa stesura dell’articolo.
Carlo Colapietro è un architetto, pilota e costrut-
tore lui stesso di un gioiello biposto, del qua-
le non possiamo svelare altro di più. Quando si
parla con Carlo, non si può fare a meno di esse-
re trascinati dalle sue parole, dalle battute fulmi-
nanti, dai suoi progetti fantasmagorici di voli ve-
ri e non pindarici.
Carlo è un pilota non soltanto di aerei a motore,
ma anche di alianti. Volare con il vento è una del-
le esperienze più incredibili si possano fare nella
vita: si è soli nell’immensità del cielo, a ragiona-
re con le correnti, guardando il mondo a tu per
tu, da un’altezza smisurata per un uomo. Fino a
poche settimane fa, è stato Presidente dell’Ae-
roclub Volovelistico di Castelviscardo, come rac-
conta lui stesso. Pubblichiamo molto volentieri
questo pezzo, sia perché è una bella storia, sia
perché racconta il mondo aeronautico visto con
gli occhi di chi lavora tutti i giorni in uno scalo in-
tercontinentale, trascorre il suo tempo libero in
aliante e costruendo un biposto, è geniale, ma
non conosce la sregolatezza (in volo le regole
vanno rispettate, pena la vita), conosce talmen-
te bene i piloti da suddividerli in due tipologie
alle quali, in verità, apparteniamo tutti.
strata – Enac – per il rilascio delle licenze di pi-
lota di aliante.
Cinque anni sono volati, in tutti i sensi e sono sta-
ti spunto di nuove riflessioni sul volo e sulla vita di
tutti i giorni. Nel corso di questa esperienza come
Presidente del Club ho scoperto per esempio che
in campo convivono due diverse tipologie di so-
ci. I piloti di “Aria” sempre pronti ad andare in vo-
lo, entusiasmo al massimo, azzardosi, esibizionisti,
ma anche “veri manici” come si dice in gergo, che
però devi tenere un po’ a freno altrimenti ogni
tanto si cacciano nei guai e per aria se ne trovano.
Altra categoria sono i piloti di “Terra” preparatis-
simi sulle teorie e tecniche di pilotaggio, quelli
che quando arrivi a terra ti evidenziano con do-
vizia di particolari tutte le imprecisioni di velo-
cità, assetto e quota, che hai commesso nell’ef-
fettuare l’avvicinamento. Persone dal valore
inestimabile per il controllo e l’ordine del Club,
a cui assegnare compiti di supervisione in tema
di manutenzione dei mezzi, ma che se non ge-
stiti, dall’alto della loro maturità ed esperienza, ti
paralizzano l’attività con rovinosi effetti di conto
economico.
Un espediente nella gestione dei soci è sta-
ta quello di farli volare insieme. I piloti di aria
quando scendono dall’aereo, accompagnati da
un pilota di terra, sono più composti e spiega-
no con proprietà di linguaggio le manovre che
hanno fatto, sembra proprio che alla loro indi-
scussa capacità istintiva si sia sovrapposta una
sana sapienza teorica. I piloti di terra invece,
scesi dall’aereo, esibiscono uno sguardo den-
so e soddisfatto e poi, nel raccontare il volo ef-
fettuato anziché limitarsi a riportare i valori letti
sugli strumenti dell’aereo si lasciano andare an-
che a qualche emozione provata nel gettare uno
sguardo al di là del cupolino.
Nessuno ha mai smesso di volare per noia, c’è
chi ha smesso per paura, tutti per sopraggiunti
limiti di età, alcuni temerari hanno smesso gio-
vani, portandosi con sé l’aeroplano.
L’emozione che prova un “passerotto” al primo
volo è la stessa che prova l’atleta “aquila” duran-
te gli allenamenti per i campionati del mondo.
Ogni pilota in base all’esperienza maturata ac-
quisisce il livello della propria capacità, il segnale
è la tensione che provi ogni volta che tenti di al-
zarlo. Volgarmente si chiama paura: esiste quella
buona che ti salva la vita nel suggerirti che non
sei ancora pronto per superarla, ma anche quel-
la cattiva che invece ti paralizza e ti mette a terra.
La soluzione è mai abbassare la guardia ed esse-
re sempre consapevoli che una vera maturità nel
volo non sarà mai raggiunta.
Ma pensandoci bene, anche nella vita ad essere
troppo maturi, ci si perde qualcosa, bene che va
si diventa “noiosi “.
<
…meglio
se immaturi
Di Carlo Colapietro
È
l’ultima domenica di marzo, terminata
l’Assemblea Straordinaria del Club, mi ri-
metto in macchina, ho appena lasciato
la carica di Presidente dell’Aeroclub Volovelisti-
co di Castelviscardo. La mia piccola vecchia jeep
marcia più fluida e silenziosa del solito, quasi un
gesto di rispetto per lasciare spazio alla mente,
mentre scorrono le tappe fondamentali di que-
sta avventura durata cinque anni.
Tutto ebbe inizio quando mi iscrissi alla se-
zione di volo a vela dell’Aeroclub di Viterbo, la
cui prerogativa è sempre stata la scuola di pi-
lotaggio acrobatico. In previsione di un pro-
getto che avevo in testa da tempo, volevo e
dovevo acquisire maggiore dimestichezza nel
controllo del mezzo, in gergo tecnico “acqui-
sizione di risposte automatiche in caso di as-
setti inusuali”.
L’esperienza è stata subito entusiasmante, un
campo di volo dove si allenavano gli atleti della
nazionale acrobatica di volo a vela, dove si vola
tutt’oggi sempre ai massimi livelli, ma purtrop-
po il club accusava qualche problema economi-
co di gestione.
Finché avvenne un brutto episodio, una sorta di
spartiacque fra un prima e un dopo che dove-
va essere necessariamente di cambiamento. Nel
corso di una esibizione acrobatica, un aliante, a
causa di un cedimento strutturale, perse le ali, i
due piloti a bordo riuscirono a lanciarsi e ad ar-
rivare illesi a terra. Anche se sbigottiti per la sce-
na vissuta in diretta, festeggiammo. Il club aveva
perso l’unica macchina acrobatica biposto per
addestramento, eravamo a terra.
Si susseguì una serie di riunioni; c’era chi vole-
va smettere, chi avanzava proposte irrealizzabi-
li, l’unica cosa da fare era voltare pagina, fare un
passo indietro, costituire un nuovo Aeroclub, ri-
scrivere le regole di comportamento in campo,
riconquistare di nuovo credibilità in seno all’Ae-
roclub d’Italia e farsi assegnare una macchina
da addestramento.
Come quattro amici al bar ci recammo dal no-
taio, a me capitò la Presidenza. Da allora, ri-
mettemmo in linea di volo un anziano aliante e
iniziammo le pratiche burocratiche per il ricono-
scimento del nuovo Club.
La sopravvivenza di un club di volo, a par-
te gli introiti derivanti dalle quote di iscrizio-
ne ad inizio anno, è tutta legata al monte del-
le ore volate dai soci,
quella piccola plusva-
lenza tra costi e ricavi
copre le spese del car-
burante, delle coper-
ture assicurative ed i
costi per la manuten-
zione dei mezzi. In qua-
lità di amministratore il
mio compito era quel-
lo di invogliare i soci a
volare il più possibile.
Per questo motivo, ci
siamo inventati occa-
sioni di volo con altri
club amici, gare, parte-
cipazioni a meeting di
volo, raduni…. Siamo
stato fortunati, abbia-
mo sfidato gli Dei che
anziché indispettirsi ci
hanno sempre dato una mano a tal punto che,
con un aliante a comandi manuali, ceduto in
prestito dall’Aeroclub di Reggio Emilia, il neo
Aeroclub Volovelistico di Castelviscardo venne
ammesso a partecipare alla Giornata Azzurra
2008, dell’Aeronautica Militare a Pratica di Ma-
re. In quella manifestazione, un nostro socio,
pilota acrobatico “disabile”, si esibì in un nu-
mero di acrobazia in aliante, a fianco delle pat-
tuglie acrobatiche internazionali, ospiti della
manifestazione.
Un trionfo, tanto che l’Aeroclub d’Italia ci asse-
gnò, in leasing, un aliante biposto da istruzione.
Da allora, l’Aeroclub decollò. Dopo questa, par-
tecipammo ad altre manifestazioni tra cui l’Ur-
be e lo stand in posizione d’onore al Centenario
dell’AeCI.
Il Club è così cresciuto di anno in anno, sia fi-
nanziariamente che per numero di soci, con rit-
mi da paese asiatico. Siamo arrivati al momen-
to in cui c’è bisogno di rinnovarsi e di formare
nuovi piloti e iscriversi all’Organizzazione Regi-